Lo stress da lavoro correlato è una delle principali criticità che possono sorgere all’interno dell’ambito lavorativo e per quanto il rischio di stress sia sempre stata una componente presente in passato, oggigiorno una maggiore consapevolezza sulla sua vera natura ha fatto sì che l’attenzione venisse posta anche sulle eventuali conseguenze.
Ovviamente una situazione di sovraffaticamento sia fisico sia psicologico può influenzare negativamente il benessere dei lavoratori, ma oltre a ciò è stato appurato il rischio di stress da lavoro correlato sia un elemento capace di incidere anche sull’economia dell’azienda o della società in cui si verificano casi simili.
Ecco perché risulta fondamentale essere consapevoli di cosa effettivamente sia lo stress da lavoro correlato e quali siano le metodologie e le valutazioni necessarie per appurarlo.
Cos’è stress da lavoro correlato
Lo stress da lavoro correlato è configurabile come una vera e propria malattia per stress poiché, a differenza del tradizionale logorio nervoso che può presentarsi in situazioni di forte operatività del dipendente, tende a caratterizzarsi come una forma di disagio continuativo in grado di suscitare manifestazioni sintomatologiche sia fisiche sia emotive.
Nello specifico lo stress da lavoro correlato può verificarsi quando determinati elementi e fattori presenti nell’ambito lavorativo pongono il lavoratore in uno stato di malessere da cui non riesce a sottrarsi e di cui può continuare a sentire il peso anche nel medio-lungo periodo.
Volendo poi fornire una definizione maggiormente ancorata alle attuali normative, si può prendere direttamente la dichiarazione contenuta nell’Accordo Europeo sullo Stress da Lavoro Correlato risalente all’8 Ottobre 2004 in cui lo stress da lavoro viene etichettato come:
“Uno stato che si accompagna a malessere e disfunzioni fisiche, psicologiche o sociali e che deriva dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti. L’individuo è capace di reagire alle pressioni a cui è sottoposto nel breve termine, e queste possono essere considerate positive, ma di fronte a una esposizione prolungata a forti pressioni egli avverte grosse difficoltà di reazione”.
Ed ovviamente una tematica simile non poteva essere ignorata dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul lavoro che a sua volta definisce lo stress da lavoro correlato come: “manifestazione di quando le persone percepiscono uno squilibrio tra le richieste avanzate nei loro confronti e le risorse a loro disposizione per far fronte a tali richieste.
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Gli effetti dello stress da lavoro sull’azienda
Se lo stress da lavoro correlato è in grado di apportare disagi e criticità al dipendente afflitto da tale problematica, altrettanto difficile risulterà la situazione dell’azienda la quale inizierà ad attestare un notevole calo delle performance produttive dell’impiegato, casi sempre più numerosi di assenteismo, un’attitudine generale improntata sulla negatività e un possibile aumento di errori derivanti da attività umano.
Ovvio poi come tutto ciò si traduca in un danno a livello economico per l’azienda e si comprende bene, quindi, come una malattia per stress sia altamente invalidante sia per il lavoratore sia per il datore di lavoro.
Proprio per questo è quanto mai opportuno tentare di prevenire ogni possibile rischio di stress da lavoro correlato applicando delle relative linee guida basilari per una sua precisa ed esaustiva valutazione e successiva gestione.
Valutazione rischio stress da lavoro correlato: è obbligatoria?
Abbiamo visto come questa patologia sia fortemente impattante e soprattutto come sia in grado di provocare danni fisici, psicologici ed economici, ma, volendo, un datore di lavoro può decidere di soprassedere sul problema?
La risposta è negativa, perché a partire dal 31 Dicembre 2010 la valutazione del rischio stress da lavoro correlato è assolutamente obbligatoria.
Nello specifico a determinare la necessità c’è l’apposito articolo 28 del Decreto Legge 81/2008 in base al quale: “il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare tutti i rischi, tra i quali quelli collegati allo stress di lavoro correlato, secondo i contenuti dell’accordo europeo del 08/10/2004”.
Partendo proprio da quest’ultimo articolo possiamo introdurre la normativa attualmente vigente.
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Stress da lavoro correlato: la normativa
Come abbiamo poc’anzi esplicitato, l’articolo 28 del Decreto Legge 81/2008 obbliga il datore di lavoro a occuparsi personalmente della valutazione di qualsivoglia fattore di rischio possa far insorgere una situazione di stress da lavoro correlato, ma non è il solo vincolo che è stato previsto ed emanato.
Grazie all’apposita circolare del 18 Novembre 2010, infatti, la Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro ha reso noto quelle che sono le linee guida da seguire imprescindibilmente per valutare, attestare e gestire il rischio di stress da lavoro correlato.
Tali indicazioni prevedono delle tempistiche ben specifiche in base alle quali uno dei fattori di prevenzione principali su cui concentrarsi è quello del monitoraggio costante e periodico. In media ogni 2 o 3 anni è opportuno procedere con la rilevazione di probabili o possibili situazioni di stress correlato in essere con disposizione, laddove ci siano stati casi pregressi, di intensificare la frequenza dei controlli.
Interessante poi appurare come anche l’INAIL abbia presentato una propria metodologia d’intervento per cercare di contrastare o estinguere sul nascere ogni possibile caso di stress da lavoro correlato.
Rischio di stress da lavoro correlato: il piano d’azione di INAIL
L’INAIL, basandosi sul risultato di numerosi studi scientifici, ha redatto nell’Ottobre del 2017 una propria procedura d’intervento basata su step ben precisi e che all’evenienza può essere attuata con celerità dalle varie aziende interessate.
Nello specifico la procedura Inail è composta da 4 fasi ben precise: fase propedeutica, fase valutazione preliminare, fase valutazione approfondita e fase pianificazione interventi.
Nella fase propedeutica l’azienda si occuperà di predisporre tutti gli strumenti necessari per procedere alla valutazione dei fattori di rischio presenti all’interno dell’ambito lavorativo.
Nella fase di valutazione preliminare si andranno ad analizzare basandosi su indicatori oggettivi alcuni elementi o fattori presenti nella quotidianità o nel contesto lavorativo stesso.
Nella fase di valutazione approfondita ci si interfaccerà direttamente con i dipendenti e si procederà con l’analisi delle loro considerazioni concernenti il contesto lavorativo in cui operano. Laddove vi sia anche il più piccolo segno di uno o più casi di stress da lavoro correlato in essere si procederà predisponendo i vari interventi correttivi richiesti.
Nell’ultima fase, quella della pianificazione degli interventi, il compito dell’azienda sarà quella di determinare una precisa strategia d’azione con cui contenere il più possibile il progredire delle criticità e agire per risolvere prima che possano diventare elementi negativi sia per il lavoratore sia per l’azienda stessa.
Procedura di valutazione rischio stress lavoro correlato
Abbiamo appena visto il piano d’azione messo a punto dall’Inail per prevenire e contrastare i casi di stress da lavoro correlato, ma in generale come avviene la sua misurazione? Ci si avvale di qualche specifico test stress lavoro correlato?
Dunque, solitamente per determinare e valutare lo stress da lavoro correlato ci si basa su un percorso basato su due fasi: valutazione preliminare e approfondita le quali grosso modo seguono il medesimo iter procedurale già indicato nel paragrafo precedente.
Interessante ai fini del discorso, però, appurare come la valutazione non venga effettuata singolarmente, ma si preferisce basarsi su gruppi omogenei di dipendenti presenti all’interno dell’azienda, questo perché spesso le dinamiche sociali messe in moto risultano maggiormente evidenziabili in gruppo.
Se nella fase di valutazione approfondita l’eventuale problema risulta già noto e si ragiona solo sul come agire, in quella di valutazione preliminare l’obiettivo principale deve essere quello di riuscire a carpire ogni più piccolo campanello d’allarme e per far ciò nelle aziende o società si è soliti affidarsi ad appositi test redatti scientificamente grazie ai quali prendere consapevolezza del disagio fisico e/o emotivo di uno o più dipendenti.
Stress da lavoro correlato: gli eventi rivelatori
Sebbene la specificità di ogni singolo soggetto giochi un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nella gestione dello stress da lavoro correlato, è indubbio che esistano alcuni segnali predittivi in grado di far presagire una potenziale situazione di criticità.
Nello specifico i sintomi maggiormente presenti sono:
• Assenze per malattia
• Sanzioni disciplinari
• Segnalazioni al medico competente
• Lamentele generalizzate
• Segnalazioni di infortuni
• Negatività
• Atteggiamento ostile
• Richieste di cambio turni
• Depressione
Valutazione dello stress da lavoro correlato: chi ne è responsabile?
Trattandosi di una situazione di disagio in grado di impattare negativamente sulla produttività aziendale, sarà compito del datore di lavoro accertarsi della presenza anche di un singolo caso e procedere quindi con l’attuazione della strategia preventiva per risolverlo per il meglio.
Stress da lavoro correlato: il ruolo delle aziende
Non si può negare che per molto tempo lo stress all’interno dell’ambito aziendale sia stato visto come una sorte di stigma di cui vergognarsi e in effetti anche lo stesso dipendente affetto da una tale situazione di disagio si guardava bene dal dichiararla per lo più per timore di perdere il posto di lavoro.
Ultimamente però sono stati fatti grandi passi avanti e il benessere del lavoratore è uno dei primi fattori che viene tenuto in grande considerazione all’interno delle varie aziende, soprattutto per il fatto che un lavoratore è una risorsa preziosissima per la società e come tale deve essere trattato durante tutto l’arco del suo contratto lavorativo.
Non sempre, però, l’azienda si pone nel giusto modo e più volte sono saliti agli onori della cronaca casi in cui condizioni di forte stress da lavoro correlato sono stati trattati marginalmente o addirittura ignorati.
Certamente l’antagonista principale da contrastare è quello derivante da pregiudizi culturali. Un dipendente che soffre di una condizione di stress da lavoro correlato non andrebbe mai considerato come un soggetto debole di cui forse è il caso di liberarsi per il bene dell’azienda, anzi.
È solo affrontando di petto la situazione che sarà possibile ripristinare un ambiente lavorativo in cui la positività dei lavoratori ha un impatto decisivo sul business aziendale, con tutto ciò che ne consegue in termini di profitto e soddisfazione personale.
Ulteriore aspetto che dovrebbe essere trattato con maggiore partecipazione è quello della gestione dello stress. Molto spesso, infatti, società e aziende ritengono che l’unico modo accettabile per risolvere i casi di stress da lavoro correlato sia quello di procedere con un approccio di tipo medico e/o farmacologico, purtroppo insufficiente.
Abbiamo visto come la prevenzione sia una delle armi più potenti che società e aziende hanno a disposizione per scovare eventuali situazioni di malcontento, insoddisfazione personale, disagio fisico e psicologico, tutte minacce che in breve tempo possono deflagrare con violenza in condizioni di stress da lavoro correlato in grado di diffondersi a interi reparti laddove più dipendenti percepiscano i medesimi stimoli negativi.
Prevenire e attuare un monitoraggio costante sono invece i fattori che possono fare la differenza nel breve, ma soprattutto nel lungo periodo e ovviamente anche essere forniti di un’apposita strategia di intervento è un dettaglio molto prezioso.
Stress da lavoro correlato: datore di lavoro inadempiente
Cosa succede nel caso un datore di lavoro risulti inadempiente nei confronti della valutazione del rischio di stress da lavoro correlato?
Allora, la mancata o errata valutazione del rischio di stress da lavoro correlato apporta al datore di lavoro una sanzione pecuniaria variabile tra i 3.071,27 Euro e i 7.862,44 Euro. Nei casi più gravi in cui le irregolarità sono manifeste o le condizioni del dipendente con disagio fisico e/o emotivo sono state ignorate volontariamente, il datore di lavoro è passibile anche di arresto con pena variabile tra i 3 e i 6 mesi.
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