certificato-prevenzione-incendi-cpi

Certificato Prevenzione Incendi CPI: cos’è e per quali aziende è obbligatorio

Il CPI, ovvero il Certificato Prevenzione Incendi, è un particolare documento capace di certificare la conformità di un determinato fabbricato secondo quelle che sono le norme antincendio. Il CPI viene rilasciato dai Vigili del Fuoco. La normativa classifica gli edifici in tre diverse categorie: A, B e C. 

Union Consulting è attiva nel campo della consulenza Antincendio e offre supporto completo alle aziende: dalle misure antincendio fino al check up generale sul luogo di lavoro. Contattaci per una consulenza!

Certificato prevenzione incendi CPI: cos'è

Abbiamo detto che il Certificato di Prevenzione Incendi è un documento che nasce con lo scopo di certificare la conformità di un fabbricato secondo quelle che sono le norme antincendio. L’obbligatorietà del certificato riguarda solamente alcuni edifici, come previsto dalla legge. Ad ogni modo, è opportuno ricordare che anche tutti quegli immobili non soggetti all’obbligo, sono comunque tenuti a rispettare la normativa.

Nel dettaglio, tale normativa classifica gli edifici in tre diverse categorie: A, B e C. 

Il CPI non è obbligatorio per tutti gli edifici, ma solamente per le attività soggette a CPI. Tali attività sono suddivise in tre famiglie sulla base della loro grandezza oltre che del settore di attività. Nel dettaglio:

  • Categoria A. Questa categoria è definita a basso rischio. Vi rientrano ad esempio le scuole di ogni ordine e grado con un massimo di 150 persone, gli uffici e le aziende con un massimo di 500 persone, locali destinati al commercio con metratura fino a 600 mq, ma anche residence e alberghi fino a 50 posti letto. In questi casi non è necessario richiedere la valutazione da parte dei Vigili del Fuoco, nonostante possano comunque effettuare dei controlli a campione.
  • Categoria B. Questa categoria è definita a medio rischio. Vi rientrano ad esempio officine, asili nido, taglio dei metalli, e più in generale quelle attività dove vengono utilizzati comburenti o gas infiammabili. Oltre a questi, nella categoria rientrano anche residenze alberghiere, B&B, villaggi turistici, locali commerciali, fiere e negozi da 600 a 1.500 mq. In tali situazioni è invece necessario chiedere ai Vigili del Fuoco la valutazione del progetto. Anche in questo caso, al pari della categoria A, i Vigili del Fuoco possono effettuare dei controlli a campione.

Gli edifici che appartengono alle prime due categorie sono periodicamente sottoposti a controlli a campione.

  • Categoria C. Questa categoria è definita ad alto rischio. Vi rientrano ad esempio attività ad alto livello di complessità, come gli impianti destinati alla produzione di comburenti e combustibili, o che comunque impiegano gas infiammabili. In aggiunta, in tale categoria sono inclusi anche i teatri oltre le 100 persone, aziende e uffici oltre le 100 persone, e alberghi e villaggi oltre i 100 posti letto. Nel momento in cui vengono effettuati i sopralluoghi, verrà rilasciato il CPI.

La terza categoria invece, che include gli edifici ad alto rischio, è obbligata a fare richiesta del CPI mediante un sopralluogo effettuato dai Vigili del Fuoco. Nella classe C sono compresi anche i condomini con:

  • Impianti di riscaldamento alimentati a combustibile, che può essere solido, liquido o gassoso, che abbiano una potenza superiore a 116 kwh. L’esempio più classico è quello delle caldaie destinate al riscaldamento centralizzato.
  • Autorimesse che abbiano una superficie coperta superiore a 300mq.
  • Altezza antincendio che sia superiore a 24m.


Il certificato di prevenzione incendi vale 5 anni dal momento della sua emissione, e per questo motivo una volta scaduto il termine deve essere necessariamente rinnovato. Le conseguenze per chi non effettua il rinnovo possono essere piuttosto pesanti, dal momento che è previsto l’arresto fino ad un anno, oltre che una sanzione che può arrivare a superare i 2.500 euro.

Richiedi una Consulenza

Certificato prevenzione incendi normativa

Il Certificato di prevenzione incendi è in grado di certificare che l’edificio rispettando la normativa antincendio. Questo discorso è valido sia perché tale edificio è a norma per quanto concerne la prevenzione degli incendi, sia perché i locali dello stesso hanno i requisiti di sicurezza necessari per proteggere cose e persone nel momento in cui dovesse scoppiare un incendio.

Tra questi requisiti troviamo ad esempio i maniglioni antipanico, gli estintori e le scale antincendio.

 Ma cosa succede se l’edificio è oggetto di modifiche? 

Se tali modifiche sono di tipo strutturale, nella destinazione dei locali piuttosto che nelle lavorazioni, oppure se cambiano le sostanze pericolose depositate, è fondamentale che i Vigili del Fuoco verifichino nuovamente la conformità per emettere il CPI.

In alcuni casi, ai fini dell’ottenimento del certificato di prevenzione incendi, è fondamentale anche la SCIA, ovvero la Segnalazione Certificata di Inizio Attività. Tale possibilità può verificarsi nel momento in cui gli interventi effettuati su un edificio, finalizzati all’adeguamento dello stesso alle normative antincendio, sono piuttosto rilevanti. Un esempio può provenire ad esempio dall’installazione di una scala antincendio.

Anche in presenza di modifiche strutturali all’edificio vale il medesimo discorso. Il dpr 151 del 2011 inoltre, ha semplificato notevolmente gli adempimenti, prevedendo procedure diverse a seconda del rischio dell’edificio. Il CPI dura cinque anni. Nel momento in cui il documento scade, sarà necessario presentare una nuova richiesta di conformità antincendio.

Questo discorso è valido a meno che non siano state apportate modifiche strutturali o comunque impiantistiche che hanno determinato una variazione della tipologia dell’attività. Come spiegato in precedenza, il certificato di prevenzione incendi ha una validità di 5 anni dal momento in cui viene emesso. Proprio per tale ragione, nel momento in cui il CPI scade dovrà essere necessariamente rinnovato.

Questo è un dettaglio molto importante a cui prestare attenzione, dal momento che le conseguenze potrebbero rivelarsi davvero pesanti per il titolare dell’edificio. Dobbiamo ricordare infatti, che in caso di un controllo e di Certificato di Prevenzione Incendi scaduto, è previsto l’arresto fino ad un anno, ma anche una sanzione che può arrivare a superare i 2.500 euro.

Mettiti in contatto con Union Consulting,  e usufruisci della nostra esperienza pluriennale nel campo della consulenza Antincendio. Per la tua azienda offriamo supporto completo: dalle misure antincendio fino al check up generale sul luogo di lavoro.

Contattaci per una Consulenza Gratuita